
Chi pensava che la Lane ci avesse già fatto vedere tutta la sua potenzialità come scrittrice, si sbagliava di grosso. Chi credeva di non riuscire a emozionarsi ancora, dopo serie come Talker o Promesse, è stato bellamente smentito. Perché questo romanzo ti prende il cuore, anzi, te lo mette in una centrifuga, facendoti sentire tutta una gamma di sentimenti, che poi, in definitiva, sono quelli che prova Anderson, soprattutto nei suoi dieci anni di “solitudine”. Dieci anni che lo portano inevitabilmente ad avere un disturbo mentale, da cui è difficile tornare indietro.
Unico superstite del suo pianeta natio, si ritrova, grazie a un gesto dato dall’amore fraterno, solo in una navicella spaziale, sapendo già, con la rotta programmata, che il suo viaggio avrà termine nel luogo stabilito solamente tra dieci anni.
I primi momenti di Anderson nella navicella, mentre vede sotto i suoi occhi andare in pezzi il suo pianeta e, di conseguenza, la morte della sua famiglia, sono di angoscia e disperazione, continua a gridare e piangere fino a che, esausto, non si addormenta. Sarà una scena che, nei primi tempi sulla navicella, si ripeterà spesso per Anderson. Si rende conto che la sorella ha preso, per tutti e due, la decisione drastica che lo avrebbe tenuto in vita, ma si chiede anche, come un’ossessione, perché non si sia messa in salvo anche lei, condannandolo alla solitudine. E continua a piangere e a gridare, fino a che non ha più fiato in gola, arrivando anche a svenire. Poi il momento di shock passa, il ragazzino dodicenne inizia a guardarsi intorno con gli occhi sorpresi di chi non è mai salito su una navicella. Inizia a familiarizzare con gli strumenti, a organizzarsi e a sviluppare meccanismi che lo portano ad essere il solo custode della sua cultura, ma con il tempo tutto ciò non basta.
Anderson con le nozioni apprese, e grazie agli strumenti a disposizione, riesce a creare degli ologrammi senzienti che interagiscono con lui, sono parte di lui e, con il tempo, il ragazzo crea tutto un mondo olografico con tanto di scuola, case e parco giochi, ma… pur essendo una piccola comunità, non sempre fila tutto liscio e Anderson si troverà a subire delle conseguenze che lo porteranno anche a dover prendere decisioni difficili e dolorose.
Quando finalmente la navicella attracca alla stazione spaziale Hermes-Eight Anderson fa la conoscenza di C.J., un giovane ingegnere più dedito al divertimento, a dire il vero, piuttosto che alle responsabilità, ma il ragazzo appena giunto dalla lontana colonia distrutta, sta per ribaltare e mettere in discussione tutta la sua visione della vita. Saranno tanti i problemi che dovranno superare insieme, prima di veder coronato il loro tenero amore, primo fra tutti il percorso interiore che dovrà fare Anderson per cercare di guarire dai segni dolorosi, soprattutto quelli interni, che la lunga solitudine ha portato.
I veri appassionati di fantascienza potrebbero rimanere un po’ perplessi, e contestare il fatto che gli ambienti, in cui si muovono i personaggi, non siano descritti nei più minuziosi dettagli, ma ehi? Questo è un romance prima di tutto, ed è indubbio che la Lane sa pizzicare sempre alla perfezione le giuste corde delle emozioni. E a noi è questo che importa.