Nel 2010 la compagnia NeST – Napoli Est Teatro porta in scena “12 Baci sulla Bocca”, opera che indaga sull’alchimia di un sentimento nato tra due uomini sullo sfondo della periferia napoletana degli anni settanta. In scena troviamo Francesco Di Leva, Stefano Meglio e Andrea Vellotti diretti da Giuseppe Miale Di Mauro.
“Abbiamo pensato di ambientare questa storia negli anni Settanta, per costruire un tessuto emotivo ancora più claustrofobico. 12 mesi che iniziano con la strage di Piazza della Loggia e terminano con la tragica morte di Pier Paolo Pasolini.” (Giuseppe Miale di Mauro)
Siamo a Napoli, negli anni 70, in una provincia soffocante e a volte disorientante. Dove il conflitto politico e sociale che divide il paese sembra lontano da queste terre, nasce “12 Baci sulla Bocca”. Il testo racconta l’incontro-scontro tra Emilio, lavapiatti dai modi e dal linguaggio diretti, e Massimo, fratello “ripulito” del proprietario di un ristorante, che sta per sposare l’unica donna avuta nella sua vita. Emilio, un giovane “ricchione” – l’unico termine usato a Napoli in quella epoca per identificare un omosessuale – riesce a scardinare l’omosessualità sopita di Massimo. I loro incontri sono violenti la limite dello scontro fisico. I due si nascondono, ma quel rapporto così controverso, rappresenta forse, l’unico momento di vero sentimento nella loro vita. Nel loro ambiente non è permessa alcuna diversità, vigono leggi sociali e di branco che non permettono nulla al di fuori di una prassi consolidata. Ma gli occhi di Antonio, fratello di Massimo, riescono a guardargli dentro e sanno molto di più di quel fratello di quanto lui pensi. In quell’ambiente i problemi si risolvono in maniera spicciola. Uno come Massimo, non può certamente essere un “ricchione” di paese.
Scritto da Mauro Gelardi, drammaturgo conosciuto per aver portato in teatro Gomorra, il regista Giuseppe Miale di Mauro è in grado di sfoderare in scena due tipi di omosessualità differente, ben tratteggiate anche grazie all’abilità recitativa dei due interpreti Francesco Di Leva, nel ruolo di Emilio e Andrea Vellotti nel ruolo di Massimo.
La periferia napoletana fa da sfondo all’incontro tra Emilio e Massimo dove la quotidianità a lavoro procede tranquillamente finchè tra una risata e una battuta, i due protagonisti si accorgono della loro attrazione reciproca e interrompono così quello “scorrere calmo” della vita. Ed è a questo punto che vengono disegnati i due tipi di omosessualità, quella sfrontata e segnata dall’esperienza di Emilio, e quella timida, mesta e coperta dalla voglia di nascondersi dietro una facciata di comodo, che appartiene a Massimo. Tra i due si pone il fratello di quest’ultimo, Antonio, un uomo legato alle convenzioni, alle consuetudini, un personaggio prigioniero del suo bigottismo, pronto a fermare la sua durezza solo di fronte all’amore verso un fratello. Il fatto che Massimo sia coinvolto in una passione omoerotica è per lui una disgrazia imparagonabile, soprattutto per chi considera il matrimonio come una meta necessaria nella vita di un uomo.
Massimo ha paura, ma la sua passione ha una forza maggiore del suo timore e gli incontri amorosi di Emilio e Massimo continuano e si palesano sulla scena quasi come “scontri tra gladiatori”; con i loro occhi vibranti, i due innamorati cancellano la furia, lasciando sul palco solamente le tracce di un amore puro, consumato fra la paura e la temerarietà. L’unione è arricchita da canzoni e lo spettatore si sente complice e trascinato in quell’amore trasgressivo che si consuma fra i tavoli della sala da ricevimento, la stessa dove Massimo festeggerà il suo matrimonio. Alla fine di ogni amplesso le sedie vengono riposte nel loro ordine, quasi come a dare segno di voler tornare alla propria realtà, fatta di convenzioni e formalismi, che cancellano con poco tutta la vitalità di un sentimento, che purtroppo non sarebbe compreso come dovrebbe.
“12 Baci sulla Bocca” si conclude con il trionfo dell’ipocrisia, il matrimonio compiuto e quella patina di perbenismo realizzata attraverso l’atroce scelta del fratello di Massimo, la più semplice e la più sbagliata.
Questo spettacolo si pone come ulteriore “arma”, pronta a sfondare il muro dell’ipocrisia, radicato nei secoli da quei meccanismi generati dalle istituzioni, che ne costituiscono i mattoni. Questa storia ha una forza tale nei confronti del pubblico, da far sperare in un futuro in cui quel “muro” sarà totalmente distrutto e lascerà spazio al fiorire della libertà.
La trama è un pretesto per raccontare una storia d’amore, semplice ed emozionante come è ogni storia d’amore. Poco importa che i protagonisti siano due uomini, perché Emilio e Massimo sono il simbolo di una libertà che negli anni Settanta era pura utopia e oggi sarà finta democrazia.
“E’ tutta la vita che mi nascondo, perché io nascosto ci sto bene. Mi sento al sicuro.”
Fonti:
http://www.close-up.it/poeticita-e-speranza-in-12-baci-sulla-bocca-di-mario-gelardi