TRAMA: Per continuare ad avere accanto il suo Angelo- Rocco, Miro, dovrà trasformare il suo sentimento d’amore, nell’unico modo accettabile, diventarne il mentore. Soddisferà così un altro suo desiderio, la paternità.
“Saint Marie Luc” è il nome – volutamente storpiato – della celebre Santa Maria di Leuca, nota località turistica pugliese, che ha un ruolo fondamentale nella trama. La storia è ambientata nell’immediato dopoguerra, in un’Italia divisa fra due fazioni: quella con la voglia di voltare pagina e ricominciare e, di contro, quella dei nostalgici della monarchia e del regime fascista. È un’Italia ricca e povera al contempo. L’Italia del Nord e del Sud, che hanno mentalità, comportamenti, tradizioni diverse e – in fin fine – lo stesso bigottismo che si trascina fino ai giorni nostri.
I protagonisti della storia sono Rocco e Miro; il primo è un giovane diciottenne, figlio di poveri pescatori e orfano di padre. Vive a Santa Maria di Leuca, con due fratelli maggiori e la madre devotamente vedova. Miro, invece, fa parte della ‘Milano bene’ ed è un ricco signore di nobili origini, che sceglie ogni anno di passare le vacanze estive al Sud, come ospite pagante a casa di Rocco.
Miro nasconde da sempre un segreto: anni addietro, si è invaghito perdutamente della statua di un angelo, che si trova nel Duomo di Milano. Grande è la sua sorpresa allorquando, arrivato in Puglia, scopre che Rocco è cambiato molto: il ragazzino che conosceva è diventato incredibilmente simile al suo angelo. Fin da subito, l’uomo ne è attratto e lo ritrae nei suoi disegni in pose più o meno caste. Ma il suo interesse è qualcosa che rimane sublimato, qualcosa che non viene mai consumato con quel giovane bello e ingenuo, che trova piacevole stare in sua compagnia.
Purtroppo, basta un semplice dubbio e un malevolo pettegolezzo per distruggere tutto. Rocco e Miro vengono cacciati malamente dalla famiglia e dal paese, con insulti che il giovane – nella sua ingenua innocenza – neppure capisce appieno. Miro, che si sente responsabile del disonore caduto sul ragazzo, lo porta con sé a Milano, finendo – di fatto – per adottarlo e diventarne il mecenate. Con paterno affetto, lo introduce nel suo ambiente altolocato, fornendogli non solo abiti eleganti, ma instillandogli anche amore per il teatro, per l’arte, per i libri e il buon cibo, gli fa vedere e apprezzare le bellezze italiane, visitando varie località turistiche e città d’arte.
Rocco non è gay e Miro lo accetta – perché è davvero un gentiluomo dabbene – e non lo forza mai. Dal canto suo, l’uomo accoglie come contraccambio il suo affetto e la sua compagnia e l’entusiasmo sincero del giovane – che fiorisce ancor più in bellezza e cultura, col suo aiuto – paiono compensarlo con devozione. Quando Miro si ammala, è Rocco ad aiutarlo in tutto, anche durante la discesa dopo l’apice vissuto. Ci sarebbe ancora molto altro da dire, ma io mi fermo qui.
Questa non è una storia d’amore classica. Non troverete il solito romance, ma è proprio per questo che mi è piaciuta, perché è interessante e nient’affatto scontata, neppure nel finale. Nella trama si toccano vari argomenti, come ho già accennato poco sopra, tra perbenismo e omofobia, e ne risulta uno spaccato italiano molto realistico – nel bene e nel male.
Devo, tuttavia, fare un appunto all’editing del romanzo, che penalizza non poco una storia con del buon potenziale. Sono presenti numerosi errori di punteggiatura e, ovviamente, non mi riferisco alle parti dialettali, in cui si può prevedere una certa elasticità per una resa più realistica (sono soprattutto virgole fra soggetto e verbo, ma non solo; maiuscole in eccesso, accenti mancanti e altri refusi). Consiglio caldamente una revisione completa, che può rendere più gradevole e scorrevole la lettura.
Se siete disposti a chiudere un occhio su queste imperfezioni e cercate una storia che non sia scontata, vi consiglio di darle una possibilità.