TRAMA: L’eccitante conclusione di “Liberazione”.
Il fuoco infuria nella città di Davlova, sulla scia di una rivoluzione sanguinosa. L’alta società, che aveva instaurato una tirannia, è stata deposta. Nel mezzo del caos, Misha e Ayo scappano sulla barca di Miguel Donato e fuggono attraversando il mare, diretti alla lontana città di Deliphine.
Misha ha sognato per tutta la vita di lasciarsi Davlova alle spalle, ma adesso l’unica cosa che vuole è tornare a casa. Non sa se la città è ancora in piedi o quanti dei suoi amici sono sopravvissuti. Ma prima di tornare a Davlova e trovare il suo posto nel paesaggio distrutto dei fossati, dovrà fronteggiare una nuova minaccia a Deliphine: la Dollhouse.
Anche a Deliphine, la maggior parte delle persone crede che la Dollhouse sia un mito, ma Misha sa la verità. La Dollhouse è reale. È spietata. Ha i suoi piani.
E rivuole Ayo.
Quando uscì il primo libro di questa splendida duologia, mi innamorai all’istante della sua trama atipica, dei superbi personaggi e dell’unica e innegabile protagonista principale: Davlova, città crudelmente suddivisa in ricchi quartieri situati in collina – affollati di nobili viziosi – e putrescenti agglomerati di case fatiscenti e vicoli bui, soprannominati “fossati”, dove sopravvivono a forza di espedienti, gli scarti umani della società. Davlova, a volte culla complice e accogliente, ma molto più spesso matrigna per il nostro Misha, scaltro ladruncolo, tramutatosi in puttana per una serie di sfortunate coincidenze. Anche in questo secondo romanzo, Davlova – nuovamente splendida e sordida protagonista – ci intriga con il suo brulicante sottobosco umano, ma questa volta la ritroviamo ferita e sofferente, dopo lo spaventoso incendio che l’ha quasi rasa al suolo. E sarà proprio lei il simbolo di una feroce lotta di classe, ma anche il faro lucente per una speranza di rinascita.
Secondo me, per gustarsi al meglio questo bellissimo libro, bisogna aver letto il primo della serie, ma ammetto di essere rimasta davvero sorpresa dalla facilità con cui l’autrice ha drasticamente mutato registro, abbandonando i toni dark che avevano contraddistinto il disturbante “Liberazione” per addentrarsi in una trama dal sapore distopico, piena di avventura e di romance. Dimenticate la violenza e il sesso estremo del primo capitolo, infatti “Ritorno” – pur avvalendosi di una trama appassionante e piena d’azione – rimane comunque un romanzo basato sui sentimenti e sulle emozioni.
L’amore che Misha prova per Ayo è innegabile e potente, tanto da portarlo a sfidare oscure e malvagie Corporazioni pur di liberarlo dalla schiavitù degli inneschi; allo stesso tempo, il sentimento tenero e struggente che lega il dolcissimo ragazzo dalle fattezze di bambino al suo salvatore, è l’emblema dell’amore incondizionato.
E già, perché Ayo – per volontà del suo ex proprietario Miguel Donato – ha l’aspetto di un eterno dodicenne (particolare che non avevo ben compreso nel precedente libro) e ammetto che in alcune situazioni la cosa mi ha disturbato. Ho apprezzato che – pur amandolo e desiderandolo profondamente – lo stesso Misha non prediliga questo infame particolare della crudele programmazione che la Dollhouse ha imposto su Ayo, e faccia di tutto per modificare la situazione. Questo non gli impedirà di fare l’amore con il ragazzo che ama e le scene di sesso tra i due risulteranno, finalmente, tenere e dolcissime, piene di sentimento e di passione.
È facile affezionarsi ad Ayo, la sua solare innocenza – stranamente immutata, nonostante gli orrori subìti – è un vero miracolo della natura; davvero impossibile non amarlo e non desiderare per lui un futuro migliore. Ammetto, però, che Misha mi è entrato nel cuore con la forza di uno tsunami. L’ho trovato più intrigante e complesso del mite Ayo: un vero mix di forza, scaltrezza, leadership e incredibile vulnerabilità; a volte alcuni aspetti del suo carattere mi hanno commossa e sì… anche fatta arrabbiare!
Il suo dolore per la morte dell’uomo che lo ha picchiato selvaggiamente, ma che – a suo dire – lo ha anche amato, mi ha un po’ infastidita. Non si può negare che il loro rapporto fosse piuttosto ambivalente e con tutta probabilità celasse anche un forte – anche se non propriamente “giusto” – sentimento, ma rimane il fatto che Donato è morto per mano di Misha che lo ha ucciso per salvare Ayo.
Come già sottolineato, nonostante l’intensa storia d’amore tra Misha e Ayo, la trama del libro non è incentrata solo su di essa, ma anche sulla rinascita di una città allo stremo e sulla presa di coscienza dei suoi abitanti. Nuovi e vecchi amici, pericolose alleanze e oscuri complotti: non manca davvero nulla per rendere “Ritorno” un libro meraviglioso e denso di avvenimenti che non vi permetteranno di abbandonare la lettura fino all’ultima pagina.
Molto accurata la resa in italiano: fluida, scorrevole e priva di qualsivoglia errore o refuso. E che dire della splendida cover? Praticamente perfetta.
Non mi resta che concludere con un consiglio spassionato: leggetelo!!!