TRAMA: Lo stagista americano Kelly Sutton è entusiasta di essere stato accolto alla prestigiosa Photonic Royal Society di New London. Da più di un anno collabora al Progetto Marte, una missione così segreta che nemmeno lui ne conosce i dettagli. L’unica cosa di cui è certo è che i suoi studi contribuiranno ad aiutare l’umanità, e questo gli basta.
L’ordinato mondo di Kelly finisce sottosopra quando le preoccupazioni per lo strano comportamento del suo mentore lo portano a indagare e scoprire una crudele verità. Quello che doveva essere un progetto volto a migliorare la vita umana si rivela una ricerca che potrebbe portare alla distruzione di massa. La terrificante scoperta obbliga Kelly a scegliere tra guardare dall’altra parte per mantenere il suo incarico, come ha sempre fatto, o rischiare la carriera e forse persino la vita per fare la cosa giusta e salvare l’uomo che ha conquistato il suo cuore.
Piccola premessa, mi piace come scrive la Cochet e mi capita di rileggere spesso la serie Thirds. Probabilmente è proprio perché mi piace e so di cosa è capace, che questa novella mi ha lasciata l’amaro in bocca. Sono 66 pagine di cose descritte poco e male perché appunto è tutto condensato in poche pagine. Ovvio, il suo stile c’è, ma non basta il nome in copertina per rendere un libro automaticamente fantastico.
L’argomento trattato di per sé è interessante: quanto si può considerare il risultato di un esperimento un essere vivente? In che quantità una macchina? Solo perché è prodotto artificialmente non è dotato delle stesse caratteristiche degli altri? Prima o poi ci dovremo porre le stesse domande. Lo scritto può essere avanti con i tempi quanto si vuole, ma non è che i nostri scienziati stiano con le mani in mano, basta pensare alla clonazione e ai risultati ottenuti.
Se mi si chiedesse se mi è piaciuto dovrei rispondere ni, è stata una piacevole oretta di lettura, ma non fai in tempo ad affezionarti ai personaggi o a interessarti alle vicende. È tutto talmente poco approfondito che lo termini e non hai materiale su cui riflettere, ed è un peccato perché l’idea di fondo è veramente bella. Alcuni momenti vorresti rimanere con il fiato sospeso, ma non puoi perché tutto scorre veloce e non è possibile.
È vero, nella storia passano dei mesi, ma quei mesi sono un salto temporale assurdo per noi che leggiamo, tutti dettagli persi. Non si vuol parlare di quei giorni? Okay, cerchiamo di spaziare, o prima o dopo, e approfondire, perché così ci si ritrova con 66 pagine scritte bene, ma che non lasciano il segno. Cosa che mi dispiace, perché sia la scrittrice che la trama avevano tutte le capacità per lasciarlo.
Hai centrato appieno. È la stessa mia sensazione!
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