TRAMA: Nell’antica Grecia la schiavitù era una pratica comune e le conquiste e le guerre producevano un’infinità di schiavi arricchendo le tasche dei mercanti.
Filòtes è nato schiavo e viene strappato da sua madre sin da bambino. Crescendo, le sue origini miste sbocciano in tutto il loro splendore, dotandolo di una bellezza senza pari e le offerte per averlo non tardano ad arrivare. Il suo proprietario, comprendendo le potenzialità di questo esemplare decide di cederlo soltanto a chi sarà tanto folle da pagare una fortuna per lui.
E quel qualcuno sembra essere una ricca nobildonna di Cipro che ha perso suo figlio in circostanze misteriose.
Così il giovane schiavo inizia la sua nuova vita in una reggia lussuosa e tentacolare, avvolta nei misteri.
Sembra tutto finalmente andare per il verso giusto per lui, fin quando il consorte della sua nuova padrona non fa ritorno dalla guerra: è uno stratego misterioso e affascinante che lo turba a tal punto da trasformarsi nella sua ossessione.
Ma nella sfarzosa agiatezza della sua nuova vita, nulla è ciò che sembra e anche un mosaico può celare segreti oscuri come le umane pulsioni.
Il genere storico, nelle sue varie declinazioni, non è esattamente il mio genere preferito, lo dico fin da subito. Ho il timore, probabilmente anche infondato, che storico equivalga a qualcosa di pesante da leggere e che, nel caso coinvolga una relazione omosessuale, vada inequivocabilmente a finire male.
Questo libro non è né l’uno né l’altro: in realtà la scrittura è coinvolgente e il finale è molto aperto ma siamo in presenza di un primo libro di una serie e quindi tutto, alla fine, è lasciato in sospeso.
Quello narrato in questo libro è un diario, il diario di uno schiavo, Adone, che racconta in prima persona il suo viaggio nella miseria e nella povertà, finendo per diventare schiavo di un uomo spregevole, Kalodonte, che lo tiene con sé senza dargli l’opportunità di essere libero, né di poter essere venduto a qualcuno che possa offrirgli qualcosa di meglio. Fino a quando il suo padrone contratta la sua vendita con una ricca signora, moglie di uno stratega ateniese, che lo vuole a tutti i costi perché le ricorda il figlio maggiore, morto in seguito a una grave tragedia.
Da qui in poi la vita di Adone, chiamato così per la sua incredibile bellezza, cambia drasticamente ricevendo cibo, pulizia, vestiti caldi e anche un’istruzione. La sua tranquillità però è destinata a infrangersi nel momento in cui il suo padrone, Gordias, torna a casa e posa gli occhi proprio su di lui.
L’attrazione tra lo schiavo e il padrone è immediata ma deve necessariamente essere nascosta da tutti. La conseguenza delle loro azioni, e i ricordi del passato che riemergono, portano a uno sviluppo abbastanza prevedibile, ma tutto è lasciato in sospeso in attesa di quello che ci verrà narrato nel libro successivo.
Quello che mi ha lasciata più nel dubbio, ma che mi ha anche incuriosito, è il metodo narrativo usato; la forma del diario è ovviamente in prima persona e nel parlare lo schiavo si rivolge a un “voi” imprecisato ma che sembra essere molto più vicino al mondo moderno, a un “noi” che leggiamo.
Questo dubbio l’ho avvertito già nel prologo, una partenza col botto in cui l’autore, e naturalmente Adone, ci fa intendere che ci sia molto di più di una storia di schiavitù o d’amore. Proprio la poca chiarezza sul tempo cronologico della narrazione, a causa di come lo schiavo si rivolge ai suoi ipotetici interlocutori, mi ha lasciato la curiosità di sapere come stanno veramente le cose e come si evolveranno in futuro.
In sostanza, come dicevo all’inizio, è un libro che si fa leggere, la scrittura è immediata e senza fronzoli; i personaggi non sono molto approfonditi, a parte il protagonista Adone, ma trattandosi quasi di un preludio spero che verranno ripresi e appunti approfonditi.
È un libro che ho letto con piacere e che consiglio.