TRAMA: Manfredi non ha idea di cosa fare della sua vita. Ha passato gli ultimi sei anni in galera e ora che ne è fuori non riesce a trovare un modo per ricominciare davvero. Tutto gli rema contro: la sua famiglia, che lo incolpa di tutto, specialmente sua sorella. Il lavoro, in cui si ritrova costretto e il suo vecchio quartiere. È facilissimo ritrovarsi di nuovo nella sua prigione personale, fatta di dovere, famiglia, colpa. Quando incontra Leandro, lui è tutto quello che Manfredi non ha mai osato essere e non potrà mai essere. Istruito, borghese, sfacciato e irresistibile, non è difficile per Manfredi iniziare a credere all’amore a prima vista.
Leandro è stanco ed è annoiato. È annoiato dalla vita, e lo è da un bel po’. Combatte con i suoi demoni ormai da anni e il suo ultimo viaggetto in rehab non è di sicuro iniziato benissimo, anche se questa volta ha deciso: ci deve almeno provare a rimanere pulito, ha già causato troppo dolore. Ma non è facile cambiare quando per tutta la vita non hai amato altro che l’autodistruzione, soprattutto se sei uno stupido egoista e viziato.
E se là fuori ci fosse invece un bravo ragazzo che non lo consideri così inutile come lui pensa di essere?
Ambientazione tutta italiana per questo nuovo libro del collettivo Lux Lab, un’ambientazione nostrana e molto particolare per una storia agrodolce con personaggi tutt’altro che perfetti.
Nella Sicilia contemporanea – nella città di Palermo – conosciamo Manfredi, appena uscito dal carcere dopo aver scontato sei anni di una condanna di otto. Vediamo, attraverso i suoi occhi, la città, flagellata da un vento di scirocco che ormai rappresenta un segno di riconoscimento che porta un caldo da togliere il fiato, che sembra risucchiare la vitalità dei suoi abitanti.
Vediamo gli scorci che intravede dalla macchina di suo padre che, insieme a sua sorella, sono andati a prenderlo per riportarlo finalmente a casa. Un ritorno alla civiltà che sa di fallimento, di delusione, perché il rapporto con la sorella si è deteriorato, non hanno più quella complicità che avevano, e anche il padre è invecchiato, ha sofferto la perdita della moglie e poi l’allontanamento forzato del figlio e tutto quello sembra avergli causato un invecchiamento precoce.
Manfredi, non ancora dichiarato, conosce Leandro, tramite il più comune ormai dei modi: attraverso una app sul telefono. Con Leandro è un incontro nato dal bisogno, dalla necessità, dalla noia anche, dal non sapere bene cosa fare della propria vita, ma anche se nasce come un incontro mordi e fuggi, Leandro diventa piano piano parte di una cosa più grossa, di un pensiero costante che non riesce a togliersi dalla testa.
Leandro è, come Manfredi, un personaggio imperfetto, fragile, disilluso, che sembra non avere un obiettivo preciso ma trasmette la sensazione di andare avanti senza una meta. Entrambi i protagonisti trasmettono una sensazione di malinconia, disillusione, scoramento; due ragazzi che si danno forza l’un l’altro ma dovrebbero, in primis, riuscire a stare in piedi da soli ma che in realtà barcollano alla ricerca costante di qualcosa d’altro.
Il vero catalizzatore però, il vero momento in cui i protagonisti comunicano, è nell’intimità; solo attraverso il sesso riescono a superare quella barriera che c’è tra loro, solo attraverso il sesso riescono a comunicare, a essere se stessi, a mostrarsi vulnerabili ma non in senso negativo. Il sesso rappresenta la vera costante tra loro.
In generale l’introspezione è parte preponderante del libro, e nella narrazione in terza persona sono inseriti pensieri sparsi dei personaggi che parlano attraverso le loro voci, e personalmente ho trovato questa forma molto insolita, che mi ha deconcentrato non facendomi appassionare alla storia e ai suoi personaggi. Una forma caotica, che – secondo me – rallenta la narrazione, mettendo in secondo piano la storia che risulta fagocitata da questo alternarsi tra terza e prima persona, appesantita da molte parole dialettali che seppur spiegate non hanno il pregio di creare una scrittura immediata e facilmente capibile anche da chi non ha mai avuto a che fare con il dialetto siciliano.
Un libro molto particolare, con una forma inusuale, con personaggi anch’essi particolari, che purtroppo non ha saputo appassionarmi come era avvenuto per altri libri di questo collettivo, non tanto per la storia ma proprio per il modo in cui è stata scritta.
Ovviamente ve ne consiglio la lettura in modo che possiate farvi una vostra personale opinione.