TRAMA: Sono passati ormai cinquecento anni dalla rottura del patto che legava draghi e umani.
La pace di Ciaradh è precaria: le razzie non cessano, i regni arrancano nel dissapore e troppi segreti nuotano sulla superficie di un boccale di falsità ormai straripante. In questo scenario di terra friabile, come burattini inconsapevoli, si muovono anime spezzate che cercano di raggiungere la felicità.
Connor Barclay è il principe di Hailerigh e non ha mai dovuto affrontare delusioni maggiori del divieto di combattere tra i selgair o dell’amore non corrisposto che nutre per il suo maestro d’armi. La sua unica aspirazione è quella di diventare un cacciatore di draghi, ma non riesce a rompere l’asfissiante campana di vetro in cui i suoi genitori l’hanno rinchiuso.
Sarà l’incontro con Néal, un misterioso uomo che si nasconde nella foresta di Duillag, a segnare l’inizio di un viaggio che sconvolgerà non soltanto la sua vita, ma anche quella delle persone che gli sono più care al mondo.
Appena mi è stata data l’opportunità di leggere Hjertebrann ho colto la palla al balzo. Mi sto riavvicinando al genere fantasy e la sola idea di avere tra le mani un libro nel quale si parlava di draghi, magia e intrighi mi affascinava. Purtroppo, nonostante questo libro sia il primo di una serie, non sono riuscita a immergermi nelle sue atmosfere e ad apprezzare come avrei voluto la narrazione.
Siamo in un mondo magico al collasso, da molti anni la pace che regnava tra umani e draghi è venuta meno e i regni sono costretti a lottare contro la minaccia di quelli che ai loro occhi non sono altro che mostri senza pietà. Connor Barclay è il principe del regno di Hailerigh, desideroso di poter fare la sua parte in quella crudele guerra.
Fin dal primo momento iniziamo a conoscere il diciassettenne principe tramite il suo punto di vista e ci è chiaro quanto Connor sia in realtà un giovane spezzato, fragile e incredibilmente solo. Si sente attratto da Finn, il suo maestro d’armi, un ragazzo che nonostante sia poco più grande di lui, si comporta come un uomo stoico e valoroso, confondendo il ragazzino e portandolo a non capire i suoi sentimenti. La sua ossessione per Finn e la mancanza di chiarezza da parte di quest’ultimo, che un momento lo bacia e l’altro lo mortifica etichettando i suoi gesti come errori di gioventù, lo porta a concedersi al fratello del suo innamorato, Aiden, un uomo arrogante e sprezzante che con il suo atteggiamento non fa altro che umiliare e mortificare il ragazzo. Il rapporto tra i due personaggi è disturbante e non ha fatto altro che innervosirmi e farmi provare disgusto.
Un rapporto malato che il protagonista utilizza esclusivamente come valvola di sfogo, almeno fino all’arrivo di Néal. Néal dovrebbe rappresentare l’incognita di questo libro, il super cattivo, un drago alla ricerca della Hjertebrann, una scaglia magica che rappresenta tutto per i draghi come lui, e che permette di mutare forma alimentando il potere magico. Connor lo incontra in una foresta ne è subito affascinato, Néal allo stesso modo è stregato dal giovane e l’attrazione tra i due personaggi è inevitabile, eppure quello che dovrebbe essere qualcosa di romantico, di dolce, si trasforma in una mezza storiella d’amore.
Néal cambia atteggiamento nel giro di pochi capitoli trasformandosi di colpo in un sentimentale che si strugge per le attenzioni di Connor, arrivando quasi ad abbandonare il suo obiettivo primario, e dall’altra Connor è talmente preso dai problemi della sua vita, dal suo amore non corrisposto, dai suoi fantasmi, da abbandonarsi tra le braccia dell’unica persona che in quel momento riesce a dargli conforto.
Ciò che mi ha davvero disturbato di questo libro è che vuole fare troppo, vuole sforzarsi di raccontare una storia dalle dimensioni epiche, ma ahimè non lo fa nel modo corretto, ovviamente secondo il mio punto di vista, dando voce a tutti i personaggi presenti, creando un romanzo corale e non preoccupandosi di approfondire certe dinamiche che, con la scusa della serie, sono appena abbozzate, dimenticandosi che i primi passi si devono fare proprio nel primo libro e che se quest’ultimo risulta indigesto difficilmente potrà vedere luce un seguito. Sono combattuta perché mi rendo conto della fatica e dell’impegno dell’autrice, del suo bisogno di raccontare e portarci un mondo magico e ricco, ma così tutto collassa su sé stesso. Siamo sommersi di punti di vista che troppo spesso risultano inutili ai fini della trama e che rubano spazio ad altri più utili. Veniamo trascinati senza sosta da un personaggio all’altro e questo, troppo spesso senza un effettivo motivo, alimenta solo confusione.
A peggiorare ulteriormente la situazione è stata l’idea di inserire temi spinosi, e anche attuali, che purtroppo per ovvi motivi perdono di significato e vengono poco analizzati, come il lutto o gli abusi, o ancora l’autolesionismo, un tema continuo e costante che però non ci viene mai mostrato come si deve in rapporto ad altri personaggi.
Una storia quindi che poteva essere interessante e che ha moltissimi, troppi, spunti di riflessione e che proprio per questo collassa. Non posso dire che sia scritta male o che l’autrice non sia riuscita a cogliere in pieno emozioni e sentimenti, in alcune parti si sente l’esperienza e l’abilità nella scrittura, ma la scelta della narrazione e la costante interruzione per focalizzarsi sempre su altri elementi rovinano completamente tutto il clima che si viene a creare, esasperando il lettore e spingendolo ad abbandonare o a concludere l’opera a fatica.
Sinceramente sono un po’ provata e anche confusa, ho avuto mille emozioni, mille personaggi, mille dettagli che a fine lettura non mi hanno lasciato quasi nulla se non fastidio e tristezza. Mi sento di consigliarlo? Si e no. È molto difficile consigliarlo ora con la presenza di solo questo capitolo come metro di paragone. Credo sia da iniziare solo con certe premesse e solo se non si ha paura di dover aspettare un seguito che si spera non tarderà ad arrivare. Sono curiosa di vedere fino a che punto l’autrice deciderà di sconvolgere il lettore e cosa si rivelerà corretto o meno delle mie supposizioni. Fino ad allora non mi sento né di consigliarvelo né di sconsigliarvelo.