TRAMA: Zeus ama il suo lavoro con la squadra di ricerca e soccorso di Mad Creek perché gli permette di sfruttare tutto il potenziale del suo San Bernardo interiore. Quando, dopo un terremoto in Alaska, incrocia un mutevole – cioè un cane mutaforma –, Zeus si sente in dovere di indagare. La sua ricerca lo porta a innamorarsi della bellezza primitiva di Timo, il misterioso mutevole, e dell’Alaska, che attirano la sua anima canina. Ma le regole del branco dei qimmig sono dure come gli inverni artici e Timo sembra una creatura fuori dalla sua portata.
Il branco di cani mutaforma di Timo ha lasciato i villaggi degli inuit da generazioni e da allora ha vissuto nella natura selvaggia. I qimmig, che non si fidano degli umani “pelle-unica”, sono però sull’orlo dell’estinzione. Per Timo è uno shock scoprire che esiste un gruppo di “pelle-doppia” che lavora in una squadra di soccorso, ed è particolarmente affascinato da Zeus, un gigante gentile. Intuisce ciò che Zeus prova per lui… ma nel suo branco quel genere di relazione è vietata.
Riuscirà Mad Creek a salvare quel clan perduto di mutevoli? Forse, ma solo se riusciranno a imparare come correre con i lupi.
“Come correre con i lupi” è il quinto capitolo di una serie mutaforma sovrannaturale che ho amato molto e potrebbe non essere l’ultimo, dato che l’autrice dichiara di non essere ancora pronta a dire addio alla stramba, adorabile comunità di Mad Creek.
A onor del vero, questo libro si discosta un po’ dai precedenti perché, per buona parte della narrazione, ci spostiamo dall’America in Alaska, per conoscere un’altra comunità di mutaforma canidi che hanno ricevuto ‘la scintilla’ oltre un secolo prima e che si sono separati dagli eschimesi (gli inuit), che erano i loro padroni originari.
Il nostro nuovo protagonista è Zeus, un San Bernardo che è amico d’infanzia di Lance e membro della squadra di ricerca e soccorso, proprio grazie alle sue spiccate doti di salvataggio, retaggio dei suoi antenati vissuti sulle Alpi.
Zeus è un gigante buono e timido, non ama la confusione, i luoghi affollati e la vita sociale e frenetica. La sua famiglia e gli abitanti di Mad Creek lo amano, ma Zeus si sente più a suo agio nella natura incontaminata, perso in solitarie e silenziose escursioni fra i boschi e le montagne, e non si è mai sentito davvero integrato nella società.
Dopo un terremoto, la squadra di Zeus è chiamata alla ricerca di superstiti ed è in quell’occasione che lui incontra Timo, un altro mutaforma, e ne rimane intrigato sia per come si presenta fisicamente sia per i modi particolari. Timo è un tipo energico, impulsivo, selvatico, ribelle e fa parte del branco di qimmig, che discende da quella razza antica di husky che si sono trasformati, e suo fratello maggiore è l’Alpha, il capobranco cui tutti devono sottostare.
La comunità dei qimmig è del tutto diversa da quella che conosciamo a Mad Creek: è completamente isolata dal mondo, nascosta agli umani, primitiva, gerarchica, abituata a vivere in un mondo ostile e impervio, spartano a dir poco, in cui solo i forti e i più sani hanno davvero valore e i più piccoli e i deboli sono derisi e scartati. È la dura legge della natura che li circonda e che loro hanno fatto propria, così come i lupi con cui talvolta condividono le corse e la caccia per sopravvivere.
Purtroppo, il piccolo gruppo qimmig si sta estinguendo; per ragioni che potete immaginare, i cuccioli nascono deboli e malati, e forse solo l’aiuto prezioso di Zeus e degli abitanti di Mad Creek potrebbe salvarli, ma far collimare due realtà tanto diverse sarà possibile?
La cosa più interessante di questo libro è il fatto che, per i qimmig, l’omosessualità non venga neppure calcolata di striscio. Non è questione di omofobia, ma di mera sopravvivenza: un maschio sano si deve riprodurre con una femmina forte, altre inclinazioni non sono neppure contemplate.
Per questo Timo è combattuto e nega ciò che sente, ovvero il legame di amicizia speciale che lo attira verso Zeus che, a sua volta, ricambia quell’amicizia e non sa se è amore.
Corse a perdifiato in una natura selvaggia e meravigliosa, con la mente sgombra da preoccupazioni, sono parentesi piacevoli, ma il dovere verso la conservazione della specie e l’egoismo di un sentimento che sta per sbocciare sono inconciliabili.
Ma sotto quella felicità c’era un altro sentimento più pesante, un rimpianto che si insinuava. Perché, come la fine dell’estate prima dell’inizio della scuola o l’ultimo giorno di un viaggio all’estero, non poteva durare. Era meraviglioso, ma non era suo. Sarebbe dovuto tornare presto a casa. L’Alaska era molto simile a come immaginava sarebbe stato il paradiso, ma non era casa. La vita di Timo non era quella di Zeus. E Timo… anche Timo non era suo.
Non mi resta che consigliarvelo: leggete questo libro, per gustarvi quest’avventura e scoprire se anche Zeus e Timo hanno avuto il loro meritato lieto fine!