Buongiorno amici e amiche di Tre Libri Sopra il Cielo, questa settimana per la rubrica “Arte e Musica” parliamo proprio di quest’ultima e dell’album “Il vestito rosa del mio amico Piero” del cantante Gian Pieretti, pubblicato nel 1973. L’album è considerato il primo Lp, successivamente ristampato in CD, apparso in Italia a essere interamente dedicato alla tematica omosessuale.
“Il vestito rosa del mio amico Piero” è un disco interamente dedicato alla vicenda di un ragazzo omosessuale, Piero, ed è reperibile in CD solo in Giappone. E’ uno dei due album nella storia della canzone italiana ad affrontare questa tematica, l’altro è “Come barchette in un tram” di Alfredo Cohen, pubblicato alcuni anni dopo, e a causa dell’argomento trattato il disco non venne promosso e pubblicizzato e Pieretti non venne chiamato in nessuna trasmissione televisiva.
“Il vestito rosa del mio amico Piero” è un disco di denuncia e, nel denunciare l’infelicità della condizione omosessuale, il cantante finisce per cadere nel pietismo, dando così l’impressione che la vita dell’omosessuale sia votata all’infelicità. Il disco non percepisce la novità data dal movimento di liberazione omosessuale in Italia, fondato nel 1971, e quindi non riesce a parlare delle possibilità di felicità nella vita delle persone gay. Nel disco viene raccontata la vita autentica di un ragazzo omosessuale di provincia, divorato dal senso di colpa, in piena crisi depressiva e sempre sull’orlo dell’esaurimento nervoso; racconta di una condizione di vita all’epoca generalizzata e priva di alternative.
Le musiche del disco sono tutte firmate da Ricky Gianco e Tino Nicorelli, mentre le canzoni sono edite dalle Edizioni musicali Pegaso e seguono una logica consequenziale.
00 – “Colloquio”: è la prima traccia presente nel disco e in poche battute esprime la preoccupazione dei familiari per il carattere chiuso e introverso del ragazzo Piero.
01 – “Meccanica di un’emozione nuova”: è una traccia suddivisa in quattro canzoni e un intermezzo:
02 – “Come il volo di un’allodola”: “Camminare in questo mondo non è facile / se tu sei diverso gli altri non capiscono. / Io non so come farò a difendermi / se è importante dimostrare chi non sei”.
03 – “A est del sole e ovest della luna”: è una pausa poetica nella quale l’autore cerca di esprimere la sensazione che prova Piero attraverso un linguaggio a tratti metaforico e a tratti un po’ oscuro. “Sopporto in silenzio, io vivo per me / voglio essere quello che sono / a est del sole, a ovest della luna. / Corpo da uomo cosa farai? / voglia di fare male non hai. / Giostra nel tempo, gira però / tu stai soffrendo un po’”.
04 – “Il vestito rosa del mio amico Piero”: è il brano che dà il titolo al disco e in questo testo viene usata per la prima e unica volta la parola “felicità” all’interno dell’album. “Guardo il mio vestito rosa / e penso che più tardi / io lo metterò. /Fuori sta già venendo buio: / nell’ombra della sera / io mi nasconderò. / Sento che forse non è giusto / nascondersi per questo / ma la gente non saprà mai / com’è grande il dolore che mi dà. / Forse nel buio il suo colore / non si potrà vedere / e la gente non saprà mai / com’è grande la mia felicità”.
05 – “Troppo grande la fatica”: è una riflessione sul senso della vita compiuta da un ragazzo omosessuale in preda ad autentica disperazione. Qui viene espressa la difficoltà incontrata dal cantante nel trovare un tono che, da un lato non lo esponesse al linciaggio, e dall’altro non esagerasse con la simpatia verso la condizione della persona di cui parla. Viene fuori un quadro scoraggiante della condizione omosessuale, non solo per l’oppressione sociale ma anche perché priva di qualsiasi alternativa. In tutto il disco non appare mai la prospettiva di un amore ricambiato. “Io lavoro tutti i giorni in un grande magazzino / ho giocato con le bambole / fin da quando ero bambino. / Amo un uomo molto bello / ma non gliene importa niente / io lo copro di regali / ma lo faccio inutilmente. / Troppo grande è la fatica / come è stupida la vita”.
06 – “La fine”: qui l’autore, parlando con sottofondo musicale, ci tiene a farci sapere che “questo disco non è un’invenzione. Piero esiste: l’ho conosciuto a otto anni alle elementari, e l’ho rivisto dopo venti. Mi ha parlato di questo suo problema, e così, come me ne ha parlato, io ho scritto”.
VIDEO:
IL VESTITO ROSA DEL MIO AMICO PIERO
Guardo il mio vestito rosa
e penso che più tardi
io me lo metterò.
Fuori sta già venendo buio,
nell’ombra della sera
io mi nasconderò.
Sento che forse non è giusto
nascondersi per questo
ma la gente non saprà mai
com’è grande il dolore
che mi dà.
Guardo il mio vestito rosa
che l’aria della sera
leggero renderà.
Sento giocare dei bambini,
suonare dei violini
e mi prendo la città.
Forse nel buio il suo colore
non si potrà vedere
e la gente non saprà mai
com’è grande la mia felicità.
FONTI: http://www.youtube.com
https://it.wikipedia.org/wiki/Gian_Pieretti
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_vestito_rosa_del_mio_amico_Piero
http://www.wikipink.org/index.php/Il_vestito_rosa_del_mio_amico_Piero
http://lyrics.wikia.com/wiki/Gian_Pieretti:Il_Vestito_Rosa_Del_Mio_Amico_Piero